#La gente che salva le situazioni
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Quegli aperitivi al parco, pieni di marmocchi urlanti a cui non daresti due euro.
Ma poi oi arriva lui, con zaino termico ed esce le bottiglie di prosecco....🫶🏾
Standing ovation 🥂🎉
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Non chiamiamole Puttane.
So che ormai è un’abitudine. So che è un’abitudine superficiale e cafona. Mi rendo conto che, anche, spesso la forma non implica direttamente la sostanza. Ma il fatto è che, nonostante queste attenuanti, per principio io non dò mai della puttana a una donna.Quando sono venuta ad abitare in Carmine, sono state le mie prime amiche. Loro e i kebabbari aperti 24/7 che con il loro “Ciao Nadia!” si passavano da bottega a bottega il segnale che stavo tornando a casa sana e salva per un’altra sera. Mio padre non lo sapeva mica, ma mi ha dato un nome che è anche arabo. E mi ha protetto così tante volte che nemmeno lui può saperlo. Il fatto è che i nomi sono importanti. Soprattutto se usati come insulti. Puttana deriva dal latino putta, fanciulla. Quindi, in effetti, dare della puttana a una donna non è nulla di diverso che chiamarla signorina. Ma c’è che quando diamo della puttana a una donna vogliamo farle del male. Per fortuna, solo verbalmente.
Le puttane, per come le conosco io, sono donne che in quella situazione ci si sono per lo più trovate. E per come le conoscono al pronto soccorso, in situazioni così nessuno di noi vorrebbe mai trovarcisi. Le puttane che mi sono state vicine di casa, in Carmine, mi sono state vicine in molte altre situazioni. Ricordo M., che mi teneva sempre il posto per l’automobile quando la sera tornavo. «Così non sei lontana dal portone», mi diceva. «Prepara le chiavi prima e vai a passo svelto, mi raccomando». Poi c’era L., che un giorno che mi ha visto tornare a casa con la febbre si è offerta di arrivare in farmacia a comprarmi le medicine, se non riuscivo da sola. L. era specializzata: comprava le medicine a tutti i vecchietti della via. Chissà, mi sono chiesta, forse aveva qualche malato in famiglia di cui si prendeva già cura. Con C. ho scambiato confidenze sui fidanzati, sempre sbagliati, uno peggio dell’altro. Lei li capiva alla prima occhiata, gli uomini. Mai fidarsi, era il suo motto. Magari per quello si faceva pagare. D’inverno, in giornate come questa, mi affacciavo: nella via ci stavano il pomeriggio, nella pelliccia. Sapevamo tutti dove abitavano, sapevamo benissimo cosa facevano. L’unica cosa che non sapevo era se M. la trans fosse o meno operata; ma mi ha tolto un giorno ogni dubbio indossando una tutina in spandex così attillata che, se quel pomeriggio fosse passato di lì un dottore, avrebbe potuto visitarla solo con gli occhi. Non capisco mai le polemiche sulle puttane. O meglio: le capisco nell’ordine in cui sono persone con cui la maggior parte della gente non ha alcun rapporto. Se ce l’ha, prevede uno scambio di denaro. Come se fossero cose. A una puttana che intervistai per un’inchiesta, chiesi se era felice del suo lavoro. Lei mi disse di sì. «Tu vendi la tua intelligenza ogni giorno. Io qualcosa di molto meno prezioso. E per molti più soldi.» Se è il mestiere più vecchio del mondo, ci sarà un motivo: l’ho capito quel giorno. A me le puttane piacciono. Se gli è stata data una scelta, allora sono spesso donne con una conoscenza della vita e dell’essere umano che in pochi possiedono. Sono concrete, oneste, sveglie, intelligenti, discrete. Ma la verità è che le puttane appartengono a quello strato della società che non esiste, che non si considera. Si usa il plurale, come ho fatto io, le si chiama “le puttane” e si fanno grandi discorsi sulla loro pelle. Ci si mettono dentro tutte: quelle giovani e quelle vecchissime, quelle che ci si sono trovate per disperazione e quelle che l’hanno scelto perché già che gli piaceva tanto valeva farne un mestiere, quelle che ci finiscono a furia di botte e quelle che non c’è bisogno di picchiarle perché il male fisico non riuscirebbe mai a cancellare l’annientamento psicologico di una donna che si è sempre sentita usata senza dignità. Noi e le puttane abitiamo lo stesso pianeta. E abbiamo le stesse complicate differenze. Ma quando si parla di puttane, il qualunquismo e la generalizzazione sembrano avere il sopravvento. È come se si volesse semplicemente cancellarle senza nemmeno prendersi prima la briga di conoscerle. E si dimentica qual è l’unica vera condanna di chi fa questa vita: non poterne mai uscire.
#nadiabusato #puttane
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No infatti, ma poi io sono una persona timida di carattere, quindi mai avrei pensato di scrivere in privato, tipo "ciao, mi piaci molto, sai?" Con che coraggio, con forza? Mai lo avrei fatto.
In più, avevo sentito mentre parlava con altri ragazzi dentro la nostra classe che aveva una relazione a distanza con una ragazza, già presentata alla famiglia (compresi che lei studiava e viveva in un'altra regione, non ricordo, ma nord Italia) quindi a me interessava quello, per cui avrei vissuto il mio amore in gran segreto, come si dice e buonanotte, però ripeto, mi sono confidata con la persona sbagliata ed è andata così. In più io all'epoca possedevo una pagina Facebook condivisa con tale "amica" dove io stupidamente scrissi se pur in forma anonima i miei sentimenti che lei ha riportato a lui leggendo parola parola, con me a pochi cm di distanza. Da lì ho chiuso con lei e lui.
Insomma da quella classe ho ricevuto solo male.
Mamma mia.. mi hai fatto venire certi flashback della mia vita, che rabbia se ci penso!
Che brutta cosa quando tradiscono la tua fiducia in questo modo. Non solo ma aggiungiamo anche umiliazione e sofferenza dopo. L'unica cosa buona è che almeno si scoprono i veri caratteri delle persone che ci stanno accanto.
Quello che insegnano queste esperienze è che è meglio tenere per sé certe cose. Inoltre, meglio sbrigarsi da soli le situazioni che magari potrebbero anche andare meglio. A volte mettersi in gioco può funzionare di più rispetto a nascondersi dietro la timidezza perché poi la gente crea questi casini. E poi come va a finire? Che la colpa e chi viene messo in ridicolo è la persona che aveva interesse, l'amico/a in questione se ne lava le mani...
La riservatezza salva sempre. Per il resto questo tizio si è rivelato abbastanza arrogante, il fatto che non ti piaccia una ragazza non ti autorizza a trattarla male. Non puoi trattare bene solo chi piace a te.
Meglio perderli che trovarli, si meritano tra di loro!
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Post da Muppet Show
È durata poco. Forse ha retto la fase iniziale, quella dura, la fase 1 del lockdown stretto e stringente, degli ospedali in affanno, delle zone rosse. È durata poco ma è anche risultata essere l'aspetto forse più significativo, almeno, dal punto di vista di un ritorno al bagno di realtà e, soprattutto, alle base della cultura scientifica e cioè della cultura occidentale in genere. È stato durante questo periodo drammatico che l'esperto in quanto tale, per formazione, titolo, studi ed attività lavorativa, è tornato al livello e al ruolo che avrebbe dovuto da sempre spettargli, cioè di colui che conosce l'argomento di cui si tratta. E, di conseguenza, è l'unico in grado di dare pareri, di dettare contromisure, di affrontare emergenze e consigliare prese di posizione e decisioni che poi sta ai politici, in base a considerazioni politiche, adottare.
Ma, come dicevo, questa fase è, ahimè, durata poco, tanto rapidamente è tornato in auge il ribollire delle bolle personali, la riduzione in tribù urlanti strette dietro al proprio "uomo magico/feticcio" di rappresentanza.
Come sempre, dal mio punto di vista di persona sempre stata "di destra", mi delude questa degenerazione de "il mio esperto sì che è figo, l'esperto del governo/sinistra è un coglione" che viene attata in tutto e per tutto dalla destra attuale, mutuando i metodi più beceramente idioti dei cosiddetti antisistema. Così si arriva a: "il mio esperto salva vite con un metodo rivoluzionario ma il sistema il governo/la sinistra/Big pharma lo ostracizza" quando magari il metodo non salva vite o non è rivoluzionario o semplicemente non rientra nei protocolli scientifici riconosciuti che segnano, appunto, il confine tra metodo scientifico e bei tentativi, tra eventi causali ed eventi correlati e, in ogni caso, in fase di sperimentazione.
Mi stupisce è mi delude perché posso accettare il pensiero magico sparso a piene mani da chi per anni si è fatto merito della propria ignoranza, ma non posso accettarlo da parte di chi ha sempre, o avrebbe dovuto sempre sapere, che il metodo scientifico, cardine fondante e vanto della nostra società occidentale, non è fatto di dogmi assoluti, non è fatto di personalità e conoscenze che non possono essere messe in discussione, tutt'altro. Si basa proprio sul confronto, anche feroce, di teorie diverse che combattono nello spiegare dati uniformalmente riconosciuti ma che sono in grado di arrivare ad un punto fermo, benché temporaneo, una volta che la comunità al suo interno ha potuto valutare, validare, falsificare i dati che possiede e la realtà a cui si rapporta.
Bene, ora tutto questo, in quella che era la destra si è di nuovo perso, basta vedere il proliferare di post di critica degli esperti altrui basati sulle parole, evidentemente "sante" dell'esperto proprio, quello riconosciuto dalla tribù.
È triste vedere la scienza trattata in questo modo, è triste vedere la base della nostra cultura che si perde in bolle emotive, è triste vedere l'ignoranza, la semplificazione, la partigianeria, prendere piede lì dove dovrebbe essere meglio compreso il meccanismo e la potenza della scienza e dell'occidente con la sua capacità di apertura alla realtà, la sua condivisione, la dinamicità delle risposte, la gestione dell'incertezza e il valore dell'errore.
Poi, per carità, gli scienziati sono uomini non meno degli altri, ognuno ha il suo amor proprio e, magari, chi più chi meno, la sua vanità. Ma se c'era una cosa positiva da re-imparare in tutte queste tragedie era il valore del dato scientifico e il valore del parere di chi ha passato una vita a studiarlo e non si è svegliato epidemiologo ieri come l'altroieri era economista o, prima ancora, allenatore di calcio.
Nonostante tutto, non perdo la fiducia. Credo nel fatto che aver creato task force di esperti per affrontare i problemi sia stata una scelta sacrosanta. I problemi erano e sono tuttora, moltissimi e soprattutto ancora imprevedibili, nonostante il "sennò del poi" dilaghi. Tanti di quelli che adesso sono lì a dire che il lockdown non serviva a nulla se non a creare la devastante crisi economica, erano allora a lamentarsi sul fatto che nessuno poteva capire quanto era grave la situazione che stavano vivendo e quanto erano irrispettosi i canti sui balconi.
Adesso non sappiamo, nessuno sa, se si troverà un vaccino, se ci sarà un nuovo picco, se effettivamente il virus si depotenzierà o se saremo in grado di gestirlo. Nessuno lo sa ma, per fortuna, c'è gente che studia e lavora per saperlo. E c'è gente che ha, come i politici e gli amministratori, responsabilità di decidere cosa fare nel frattempo e si trova davanti situazioni nuove. Non tutti sono abili e capaci, anzi, la maggior parte non lo sono ma ricordiamoci di essere stati noi a votarli. Assumiamoci le nostre responsabilità, cerchiamo di fare il nostro meglio, e, soprattutto, smettiamola di fare i vecchietti del Muppet show che, dall'alto del loro palco laterale, criticano qualunque cosa.
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Inizio a sentire l'età che ho sulle mie spalle, inizio a sentire i 19 anni, finalmente sto cambiando testa, sento che sto maturando ogni mese di più. Qualcuno potrebbe dire "si vabbe 19 anni sono, ancora non hai capito niente della vita". Chi lo pensa si sbaglia.
Diciannove anni non sono tanti, non mi posso definire una donna, ma comunque questi anni sono abbastanza per iniziare a capire chi sei veramente e cosa vuoi fare della tua vita.
In questa settimana, troppe notizie, troppi accaduti tutti in una volta.
Quando le cose vanno male si pensa che tutto è perduto e non si può andare avanti o risolvere certe situazioni, la verità è che non si guarda abbastanza oltre.
Negli ultimi anni la mia vita è stata stravolta da cose meravigliose e non.
Da un anno a questa parte mi sono resa conto di quanto la vita sia una merda e di come si possa stravolgere in un secondo.
Ho capito che devi stare prima bene con te stessa per stare bene con gli altri.
Ho capito che tutto accade per una ragione ma spesso una decisione può cambiare il tuo destino, certe volte bisogna andare fuori dagli schemi, perdere la giusta via per riuscire a ritrovarla. Altre volte invece devo rimanere in silenzio e accettare determinate cose anche se contro la mia volontà.
Ho imparato che la gente sbrana senza pensarci due volte e per questo devo osservare sempre meglio queste bestie cosi che la prossima volta posso essere un passo avanti a loro.
Ho capito che tutto ciò che accade è un'esperienza, nel bene e nel male, dal quale s'impara sempre qualcosa.
Ho capito che le persone che scegli di tenerti a fianco condizionano la tua vita in meglio o in peggio, dipende dai casi, ma solo io posso salvarmi.
Quest'estate ho incontrato persone con un cuore d'oro, tante ambizioni e voglia di fare, ora sono i miei migliori amici con cui parlo di tutto e passo giornate intere. Ci aiutiamo, sosteniamo e proteggiamo le nostre scelte di vita a vicenda.
L'amore invece è tutta un'altra cosa.
Quando l'amore della tua vita finisce ti senti sfinito e ancora ora mi capita di sentirmi cosi e pensare a cosa avrei potuto fare in più che non è bastato.
Ho capito che questo sentimento non fa per me, infatti ho deciso di sacrificarlo.
Non mi passa nemmeno per la testa di avere altre relazioni o cose simili, ho dato tutto una volta sola ad una persona che è ancora un punto debole per me, non sono disposta a dare a qualcun'altra tutto l'amore che ho dato a lei. Una delle mie canzoni preferite dice "avevo solo un cuore" ebbene è davvero cosi. Abbiamo preso strade totalmente diverse, proprio come noi due. Ormai io sto bene da sola, ho le idee chiare sul mio futuro e voglio dedicarmi solo a questo.
Quindi in fin dei conti la vita è meno merda se accanto a te ci sono persone che ti appoggiano e vogliono il tuo bene, ma alla fine di tutto, ognuno si salva da solo.
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40 anni persi forse no, ma 40 anni di ritardo sì
La percezione di essere in ritardo traspare con chiarezza dai numerosi interventi nel forum aperto dal Sole 24 sul tema dell’università.
Gli argomenti trattati nel forum sono stati tanti. Non voglio nemmeno tentare di riassumere il pensiero di altri. Aggiungerò solo qualche riflessione.
Il tema del “posto” - reclutamento e carriere e concorsi - è ovviamente tra quelli più discussi. Nei vari interventi si rafforza la consapevolezza che non è nei meccanismi concorsuali che sta la risposta alla esigenze di maggiore affidabilità del sistema di accesso all’università. L’etica viene spesso tirata in ballo, ma i richiami all’etica non evitano i comportamenti non-etici e nemmeno servono lacci e lacciuoli e norme progressivamente più soffocanti. Servono invece condizioni ambientali che rendano le cooptazioni sbagliate di qualche tribù universitaria (SSD) svantaggiose, controproducenti, dannose per il dipartimento o l’ateneo visti come insieme di singoli che, condividendo reputazione e risorse, vedono i propri interessi danneggiati da scelte mediocri o clientelari in settori anche lontani dal proprio. Una sorta di controllo sociale diffuso in cui la trasparenza è prerequisito.
Gli anticorpi più potenti sono tuttavia mobilità e “job market”. Non ci può essere mobilità senza mercato e non ci può essere mercato senza la possibilità di negoziare con chi assume non solo il salario ma anche e soprattutto le condizioni di lavoro (spazi, collaboratori, strumentazioni ecc.). Servono più ricercatori e più docenti, non c’è dubbio, ma cercare i migliori “sul mercato” nazionale e internazionale senza poter offrire condizioni attraenti e prospettive di crescita è uno sforzo vano.
Siamo comunque in controtendenza. Una maggiore capacità negoziale implica maggiore autonomia mentre l’autonomia universitaria è proprio quella che è stata riassorbita in questi anni anche a causa di molte cattive gestioni del passato. Giusto quindi, a mio avviso, provare a ragionare in termini di “autonomia modulata” sulla base della capacità dimostrata di usare bene le risorse ricevute dallo Stato. Su questa base si può chiedere allo Stato maggiore fiducia nell’università ma bisogna accettare di essere valutati.
E qui entra in gioco l’agenzia nazionale di valutazione, ANVUR, richiamata più volte, criticata, elogiata, vituperata. La valutazione è uno strumento indispensabile di governo delle risorse - tanto più se si vuole accrescere autonomia e capacità di attrazione degli atenei (virtuosi) - ma va combattuto l’ “accanimento parametrico” che iperburocratizza il lavoro docente, sfianca i più attivi, e offre ottimi argomenti ai detrattori della valutazione.
Né va trascurato il fatto che la valutazione indirizza le scelte dei ricercatori. L’adattamento al requisito ai fini della carriera, o dei finanziamenti, può portare a scelte puramente opportunistiche che uccidono creatività e innovazione. Per questo è giusto ragionare anche in termini di valutazione ex-post ma stando attenti alla retroazione che nel nostro paese ha sempre tempi lunghi. Già ora è troppa la distanza tra scelte di governo (penso a Ministri, ma anche a Rettori e Senati e CdA e Direttori di Dipartimento ecc.) e conseguenze di queste scelte. Chi sbaglia spesso non paga, argomento che ha fornito una motivazione oggettivamente forte alla riduzione progressiva degli spazi di autonomia dell’Università.
Altro macrotema è quello del precariato. Il concetto di precario è tutto nostrano e figlio della stessa sindrome del “posto” che affligge le carriere verticali dei docenti. Se si sta nello stesso laboratorio per anni e anni, radicandosi e mettendo su famiglia, con un contratto rinnovato periodicamente si diventa necessariamente “precari”. Se invece si usa il postdottorato per muoversi e fare esperienza ci si costruisce un CV e una propria personalità di ricercatore e studioso. Ma è un valore che può servire solo se c’è mercato del lavoro per la ricerca, appunto. La L240, introducendo i ricercatori a tempo determinato RTA (5 anni), RTB (3 anni) e le varie declinazioni ma senza meccanismi di incentivazione alla mobilità, ha de facto creato situazioni di “perpetua attesa” non di competizione positiva. Precari non si nasce, precari si diventa.
C’è poi il dottorato di ricerca che da oltre trent’anni vive schizofrenico tra l’essere anticamera della carriera universitaria ed essere terzo livello di formazione. Le aspirazioni al “posto” sono naturali e non peculiari del sistema Italia, ma in nessun altro paese uno studente di PhD è considerato un “precario da sistemare” con rivendicazioni parasindacali che trovano sponda in organizzazioni e partiti. Dietro a questo c’è tanta ignoranza e un tantino di ipocrisia. D’altra parte non siamo forse il Paese in cui si diventa “dottori” con tre anni di università? Un po’ di confronto internazionale basterebbe, come dimostrano alcuni interventi nel forum, per capire perché al di là delle Alpi siamo “incomprensibili” e ben poco attraenti come luogo per venire a formarsi nella ricerca.
Servono nuove risorse certamente, e tante, ma serve anche nuova razionalità nell’uso di quelle che abbiamo: dal rinnovo prioritario delle strumentazioni didattiche (troppi studenti apprendono dal “guardare e non toccare” oppure usando strumenti “vintage”), all’economia di scopo per laboratori didattici condivisi tra scuole superiori e università coinvolgendo dottorandi e postdoc in attività tutoriale (una vera formazione al lavoro), fino all’offerta formativa complementare definita su base regionale (non tutte le università devono insegnare tutto) in modo da evitare lo spezzatino delle risorse e sgonfiare la pressione su alcune sedi. Giusto chiedere aumenti e scatti ma ancor più giusto è mettere i decisori davanti alla responsabilità del rilancio della formazione basata sulla ricerca perché all’università, a differenza degli altri livelli della scuola, si fa ricerca.
Incidentalmente, questo rilancio potrebbe anche richiedere che Università e ricerca e trasferimento tecnologico tornassero ad avere un Ministero ad hoc come interlocutore diretto.
Il forum lo ha dimostrato: le idee per portare l’università italiana fuori dalla “buca di potenziale” in cui si trova non mancano, né le energie. Ma si avvicinano le elezioni. Fatta salva qualche operazione clientelare o qualche promessa populista poco verrà fatto di concreto. Anche se può far stare meglio la gente, creare posti di lavoro e risolvere tanti problemi di un mondo che cambia, lo studio e la ricerca non portano voti.
Sole 24 Ore del 29-11-2017
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Urgente! Preghiamo per le altre nazioni, Stati Uniti, Siria e per il mondo intero
Cari amici abbiamo ricevuto un invito per partecipare ad una iniziativa di alcuni gruppi Gesù all'umanità di diverse lingue, e noi abbiamo aderito volentieri. - Ci hanno invitato a pregare tutti i giorni fino al 8 novembre (giorno delle elezioni) la crociata 85, per gli Stati Uniti. Crociata di Preghiera (85) per salvare gli Stati Uniti d’America dalle mani del seduttore. Oh caro Gesù, ricopri la nostra nazione con la Tua protezione più preziosa.Perdona i nostri peccati contro i Comandamenti di Dio.Aiuta il popolo Americano a ritornare a Dio.Apri le loro menti alla Vera Via del Signore.Sciogli i loro cuori induriti affinché afferrino la Tua Mano di Misericordia.Aiuta questa nazione a resistere alle bestemmie che potranno essere imposte per obbligarci a negare la Tua Presenza.Noi ti supplichiamo, Gesù, di salvarci, di proteggerci da ogni male e di stringere il nostro popolo nel Tuo Sacro Cuore.Amen.
- Ricordiamo di pregare anche per la pace, la situazioni in Siria e in molti paesi del medio Oriente è drammatica.
Crociata di preghiera (164) Preghiera della Pace per le Nazioni
La Madre della Salvezza: "Vi chiedo di recitare tutti i giorni, questa Crociata di Preghiera, la “Preghiera della Pace”, per le vostre nazioni. (MDM 24 agosto 2014)
Oh Gesù portami la pace. Porta la pace alla mia nazione e a tutti quei paesi lacerati a causa della guerra e della divisione. Cospargi con i semi della pace quei cuori induriti, che causano sofferenza agli altri in nome della giustizia. Dona a tutti i figli di Dio la Grazia di ricevere la Tua Pace, affinché l'amore e l'armonia possano prosperare, l'amore per Dio possa trionfare sul male e le anime possano essere salvate dalla contaminazione delle falsità, dalla crudeltà e dalle ambizioni malvagie. Lascia che la pace regni su tutti coloro che dedicano la loro vita alla Verità della Tua Santa Parola e su coloro che non Ti conoscono affatto. Amen.
- Ci hanno fatto sapere che in Venezuela la gente soffre terribilmente per privazioni di beni di prima necessità .
Crociata di Preghiera (87) proteggi la nostra nazione dal MaleO Padre, in nome del Tuo Figlio salvaci dal comunismo.Salvaci dalla dittatura.Proteggi la nostra nazione contro il paganesimo.Salva i nostri figli dai pericoli.Aiutaci a vedere la Luce di Dio.Apri i nostri cuori agli insegnamenti di Tuo Figlio.Aiuta tutte le Chiese a rimanere fedele alla Parola di Dio.Ti prego di mantenere i nostri popoli al sicuro dalle persecuzioni.Carissimo Signore, poni su di noi uno sguardo di misericordia, non importa il modo in cui ti offendiamo.Gesù, Figlio dell’Uomo, coprici con il Tuo prezioso sangue.Salvaci dalle insidie del maligno.Ti supplichiamo, Mio Dio, di intervenire e fermare il male dall’inghiottire il mondo in questo momento.Amen.
- Inoltre ci chiedono preghiere dalle Filippine perché sta arrivando un tifone.
Crociata di preghiera (83) per l’attenuazione dei castighi.O caro Padre, Dio l’Altissimo, noi Tuoi poveri figli, ci prostriamo davanti al Tuo Glorioso Trono del Cielo.Ti supplichiamo di liberare il mondo dal male.Imploriamo la Tua Misericordia per le anime di coloro che provocano terribili sofferenze ai Tuoi figli sulla terra.Ti preghiamo di perdonarli.Ti preghiamo di sconfiggere l’Anticristo, non appena egli si farà conoscere.Ti chiediamo, caro Signore, di attenuare la Tua Mano del castigo.Ti supplichiamo piuttosto di accogliere le nostre preghiere e le nostre sofferenze per alleviare il dolore dei Tuoi figli in questo momento.Noi confidiamo in Te.Noi Ti onoriamo.Ti ringraziamo per il grande sacrificio che hai fatto quando hai inviato il Tuo unico Figlio, Gesù Cristo, per salvarci dal peccato.Noi accogliamo Tuo Figlio, ancora una volta, come Salvatore dell’umanità.Ti preghiamo di proteggerci. Proteggici dal male. Aiuta le nostre famiglie. Abbi pietà di noi.Amen.
- E non dimentichiamo la nostra carissima Italia:
Crociata di preghiera (113) Per sconfiggere il male nella nostra terraO Madre della Salvezza, vieni in mezzo a noi e copri la nostra terra con la Tua protezione.Schiaccia la testa alla bestia ed elimina la sua influenza malvagia in mezzo a noi.Aiutaci, tuoi poveri figli perduti, ad alzarsi e dire la verità, quando siamo circondati dalle menzogne.Ti prego, o Madre di Dio, di proteggere la nostra terra e di mantenerci forti, così da poter rimanere fedeli a Tuo Figlio, nel nostro tempo di persecuzione.Amen
Ricordiamo che il Santo Rosario è la preghiera più potente, e che ottobre è il mese dedicato al Rosario, qua
- Santo Rosario continuo, di 24 ore, il 27 Novembre, Festa della Medaglia Miracolosa, iscriviti!!!, qua
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..Papa Francesco..sperare non è pretendere che Dio faccia quello che vogliamo..All'udienza generale il Papa prende spunto dalla figura biblica di Giuditta, che uccise Oloferne..Le donne sono più coraggiose degli uomini, è una mia opinione..E loda la saggezza delle nonne..Noi chiediamo al Signore vita, salute, affetti, pace, felicità. È giusto farlo. Ma le vie della Sua salvezza sono imperscrutabili ed è sbagliato, anzi..è una brutta tentazione..porre limiti e condizioni alla volontà di Dio..La catechesi, che si inserisce nel ciclo dedicato alla speranza cristiana, ha preso spunto dalla lettura di un passo dell'Antico Testamento dal Libro di Giuditta. L'episodio è quello della disperazione del popolo della città di Betulia, assediata dall'esercito del generale assiro Oloferne. La gente, disperata, chiede a resa. Viene deciso di ..concedere.. a Dio 5 giorni per aiutarli, trascorsi i quali verranno aperte le porte al nemico. Ma una vedova, Giuditta, piena di fede e coraggio, rimprovera i capi per avere posto condizioni al Signore..Una brutta tentazione..Dio ci ha venduti?..Tra le figure di donne che spiccano nella Bibbia c'è quella di Giuditta, ha ricordato il Papa. A quei tempi un nemico grande e invincibile, l'esercito di Nabucodonosor che regnava a Ninive, seminava morte e distruzione fino alla Terra Promessa mettendo in pericolo la vita del popolo di israele. Il suo esercito aveva posto l’assedio a una città della Giudea, Betulia, tagliando il riformimento dell’acqua..La situazione si fa drammatica al punto che gli abitanti della città si rivolgono agli anziani chiedendo di arrendersi..Non c’è nessuno che ci possa salvare, Dio ci ha venduti..Ma sono arrivati a dire questo: Dio ci ha venduti?..chiede il Papa..Oh, la disperazione era grande, di quella gente..La fine sembra ormai ineluttabile..la capacità di fidarsi di Dio si è esaurita..Quante volte noi arriviamo a situazioni limite dove non sentiamo neanche più la capacità di avere fiducia nel Signore: è una tentazione brutta..Non si mettono condizioni all'intervento di Dio..Il popolo sotto assedio sa che quei soldati ..entreranno a saccheggiare la città, prenderanno le donne come schiave, uccideranno tutti gli altri..Davanti a tanta disperazione il capo del popolo propone: resistiamo ancora 5 giorni aspettando l'intervento salvifico di Dio, dopodiché..farò come avete detto voi..Papa Francesco ribadisce..Cinque giorni vengono concessi a Dio. E qui è il peccato..Cinque giorni di attesa ma già con la prospettiva della fine..Concedono cinque giorni a Dio per salvarli, ma non hanno fiducia, attendono il peggio..In realtà nessuno di loro ..è capace di sperare.. Compare Giuditta, una vedova che ..parla con il linguaggio della fede..È coraggiosa e rimprovera il popolo..Voi volete mettere alla prova il Signore onnipotente: no fratelli, Egli ha pieno potere di difendederci nei giorni che vuole o anche di farci distruggere dai nemici. Supplichiamolo e, se a lui piacerà, ascolterà il nostro grido..Le donne sono più coraggiose degli uomini..Quello di Giuditta, osserva il Papa..è il linguaggio della speranza: bussiamo alla porta del cuore di Dio, lui potrà salvarci..Questa donna si espone al rischio di ..fare una brutta figura..ma ..è coraggiosa, va avanti..A questo punto papa Francesco strappa il sorriso e un lungo applauso, alzando gli occhi dal foglio e aggiungendo..Questa è opinione mia: le donne sono più coraggiose degli uomini..Con la forza di un profeta, prosegue, Giuditta richiama gli uomini del suo popolo per riportarli alla fiducia in Dio..Vede al di là dello stretto orizzonte proposto dai capi..La proposta dei cinque giorni di attesa ..è un modo per sottrarsi alla volontà di Dio..Il Signore è Dio di salvezza e Giuditta ci crede, qualunque via quella salvezza prenda..Conosciamo la fine..ricorda Francesco: Dio salva. Giuditta non si limita a fidarsi di Dio, con la stessa fede si mette all'opera. Donna coraggiosa, riesce a uccidere il generale Oloferne e liberare il popolo..Fidarsi di Dio vuol dire entrare nei Suoi disegni..Cari fratelli e sorelle..conclude papa Francesco..non mettiamo mai condizioni a Dio e lasciamo che la speranza vinca i nostri timori. Fidarsi di Dio vuol dire entrare nei Suoi disegni senza nulla pretendere, anche accettando che la Sua salvezza e il Suo aiuto giungano a noi anche in modo diverso dalle nostre aspettative..Nelle nostre preghiere noi chiediamo vita, salute, affetti, felicità ..ed è giusto farlo.. ma nella consapevolezza che..Dio trae la vita dalla morte..che si può sperimentare la pace anche nella malattia, la serenità nella solitudine e nel pianto..Dobbiamo fidarci perché le sue vie e i suoi pensieri sono diversi dai nostri..Il cammino da percorrere è quello della fiducia, della speranza senza facili rassegnazioni..La saggezza delle nonne..Sia fatta la Tua volontà..Giuditta ha un suo piano, lo attua con successo e porta il popolo alla vittoria. Ma agisce sempre in un atteggiamento di fede. Così ..una donna piena di fede e di coraggio ridà forza al suo popolo e lo riconduce nelle vie della speranza indicandola anche a noi..Quante volte abbiamo sentito parole di saggezza dalle nonne..ricorda Francesco..Quella saggezza che non è rassegnazione, ma un sano atteggiamento di accettazione di quello che verrà, mantenendo salda la fiducia in Dio. Parole di saggezza, parole di speranza..Francesco conclude..Padre, se vuoi, allontana da me questo calice. Tuttavia non sia fatta la mia volontà, ma la tua..Questa è la preghiera della saggezza, della fiducia e della speranza..
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2:11 Quanto devo alla musica? Penso tutto. La musica salva. La musica mi ha salvato. E non sapete quante volte. Ascoltare musica ancor prima di farla. Ascolto musica in ogni momento della mia vita: quando sono triste, incazzato, quando voglio piangere, quando sono felice quando mi annoio ma sopratutto quando voglio viaggiare con la mente. Perché la musica ti fa viaggiare se ci pensi.. scaccia via i pensieri.. ti fa immaginare luoghi, situazioni, riaffiora i ricordi ti fa pensare al futuro, insomma crea in noi un misto di emozioni che solo in quel modo possono arrivarci. Per quando riguarda il fare musica posso dire che anche questo mi ha salvato. Ho iniziato scrivendo quasi per gioco con un mio amico nella mia camera da letto. Molte volte scrivo come mi sento, cosa provo in un determinato istante e quando scrivo sembra quasi che i problemi man mano se ne vadano, spariscano. Non me ne frega un cazzo se ad ascoltarli poi saranno 300 persone o 3. Principalmente lo faccio per me. Ho scritto quando ero triste, quando non mi sentivo capito, quando ero solo quando ero fottutamente solo e ho trovato sostegno solo da un paio di amici e da questa musica. Ho scritto cose che non ho mai avuto il coraggio di dire a certe persone. Il primo pezzo che ho pubblicato non volevo neanche pubblicarlo perché quasi non pensavo di essere capito sono stato praticamente obbligato da un paio di amici 😂 ma poi vedere gente che non conoscevo scrivermi o fermarmi per farmi i complimenti mi ha riempito il cuore di gioia e ho capito che forse questa mia passione non era da tenere del tutto nascosta.. dico del tutto perché ancora ora scrivo strofe che forse nessuno mai ascolterà perché puntualmente trovo qualche difetto in esse e le butto o meglio le lascio nelle note del telefono che chissà magari in futuro avrò voglia di rileggere e far tornare in mente ricordi e ricordi e così via. Mi piace anche e sopratutto fare live ciò che scrivo.. non riesco a chiamarle canzoni io non le reputo delle vere e proprie canzoni.. sono stati d'animo o storie raccontate in rima su una strumentale e comunque si in live penso che una canzone renda di più perché si aggiunge la tua personalità su un palco io devo dire che sono parecchio timido con le persone sopratutto per un non sentirsi quasi mai all'altezza di qualcosa ma quando ho il microfono in mano non so come tutta questa timidezza scompare nel nulla. La parte migliore è avere sotto il palco persone che tu vuoi che siano sotto al palco tu vuoi che loro ti ascoltino. Quando sei su un palco la gente che hai davanti la osservi, vuoi capire cosa pensano e poi magari ti perdi negli occhi di una sola persona quella che vedi forse più interessata o forse sei tu interessato al fatto che lei sia interessata e quindi li inizi quasi a dedicare a quella persona la tua esibizione ed é qualcosa di spettacolare sapere che qualcuno la sotto ti sta ascoltando perché vuole farlo e non perché è costretto a farlo ed é bello vedere che c'è gente che si diverte e quando finisci ti fa i complimenti. Grazie.
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Sindrome di Waldo e idioti umanitari
ci sono poveri pirla ,lo dico con pietosa simpatia,che vorrebbero salvare la gente perchè spinti da "pietà","umanitarismo","senso di responsabilità" e altre amenità che costituiscono la sindrome dell'eroe,del buon samaritano. Cioè del tipo che si sacrifica per gli altri anche se poi gli sputano in faccia dicendogli "fascista","razzista""rompiballe bigotto" ecc. Ma lui continua perchè convinto che ci si debba sacrificare per le idee "giuste",perchè è un percorso "spirituale" o perchè "le donne e i bambini". Ma questo ATTEGGIAMENTO E'PARTE DELL'ERRORE che porta al trionfo del male non il suo rimedio. Salvare la baracca invece che bruciarla con il nemico dentro significa vivere una vita infernale.
E' la "sindrome di waldo ",che l'articolo sotto esposto narra in maniera chiara --------------------------------- Il mio nome e' Waldo. Risolvo problemi. Scritto da Uriel Fanelli il 11/09/2011 Ultimamente c'e' una religione che e' piuttosto in crisi. Non e' quella cattolica, o quella raeliana, o quella del Dio-Imperatore di Dune, che godono tutte di discreta salute, bensi' quella del [manager-dio]. Si sta facendo sempre piu' comune l'abitudine di criticarli, e adesso dei matematici sono pure andati a misurare le loro performance, scoprendo quello che e' noto: una scimmia che lancia una moneta ha le stesse probabilita' di ottenere risultati analoghi. E non solo: hanno sostituito per prova dei manager "sani" con alcuni pazienti di un trattamenti psichiatrici, e hanno scoperto che -a detta dei dipendenti e dei collaboratori- i malati di mente erano sembrati persone piu' trattabili e piu' affidabili. Se considerate che si trattava di bipolari acuti e schizofrenici, avete un quadro della situazione.
A questo punto, le domande sono due:
Come e' stato possibile che queste persone abbiano tirato avanti sino ad oggi, in qualche modo, situazioni comunque complesse? Come mai adesso ce ne accorgiamo e prima ci credevamo?
Personalmente io ho una teoria, che credo sara' condivisa da ogni consulente del pianeta. Ho chiamato il fattore distorsivo come "fattore W", dal nome di Waldo, il nipote di Mister Magoo.
Se avete visto Mr Magoo, si tratta di un vecchietto caratterizzato da un orgoglio smisurato, una miopia incredibilmente potente e selettiva -al limite delle allucinazioni- e una sordita' che gli permette di distorcere le frasi che sente. Il risultato di tutto questo e' un individuo che sbaglia, con la particolare caratteristica che non solo non si accorge di sbagliare prima e durante l'errore, ma non e' in grado di ascoltare spiegazioni sui propri errori.
Come mai sopravvive un individuo che cammina in continuazione sin dentro tombini aperti convinto di essere in un campo da golf, che entra nelle gabbie dei leoni dello zoo convinto di essere in un museo d'arte moderna, e cosi' via?
La risposta e' che sopravvive principalmente perche' c'e' suo nipote, Waldo, che spesso e volentieri lo salva, mettendo qualcosa a coprire il tombino ove sta per cadere, o ripescandolo al lazo quando cade in un burrone, o lottando coi leoni quando entra nella gabbia dello zoo . Di tutto questo Mr Magoo ovviamente NON si accorge, per la semplice ragione che non solo non vede i pericoli, ma non sente le spiegazioni e gli avvertimenti.
Cosa succederebbe a Mr Magoo se per un qualche motivo Waldo smettesse di salvarlo? Occorre poco per immaginare che morirebbe di qualche morte atroce, annegato in qualche fogna, spiaccicato in qualche burrone o divorato dai leoni. Ed e' proprio qui il punto: il segreto del successo di Mr Magoo, cosi' come la sua sopravvivenza, sono legati con estrema forza alla presenza di Waldo e alla sua determinazione nel salvarlo.
Cosi', possiamo fare la prima ipotesi: il manager incompetente (con rare eccezioni come Jobs) si salva quando, se e perche' ha attorno tutta una serie di Waldo che lo salvano dalle conseguenze catastrofiche delle decisioni che prende. In genere si chiamano "consulenti", o "collaboratori", a seconda di quanto sia stretto il rapporto.
Cosi', supponiamo che ci sia stata un'epoca "felice" nella quale il manager prendeva le sue decisioni lanciando la monetina. Il 50% delle volte ci azzeccava, il 50% no. Ma nel 50% in cui NON ci azzeccava, arrivavano i Waldo, e , diciamo il 25% delle volte, salvavano il manager-magoo dalle sue stesse decisioni. Ma anche il collaboratore del CEO e' un grosso manager, che fa il waldo, e a sua volta sbaglia: per questo corregge SOLO il 50% degli errori del suo capo. Ma anche lui ha i suoi waldo, e dopo qualche passaggio quasi tutti gli errori non portano alla catastrofe perche' interviene qualche waldo.
Quando, cioe', esisteva un livello di "waldo" sotto ogni livello di decisione, cioe', l'impressione era che il CEO non sbagliasse MAI.
Sara' successo a tutti di salvare il proprio capo-magoo dagli errori che fa nel prendere decisioni. E sapete bene come dovete (dobbiamo) farlo in totale silenzio, per la semplice ragione che non capire l'errore fa parte dell'errore, ragione per cui il capo non percepisce che ci sia il bisogno di fare qualcosa per impedire il disastro dopo una sua decisione sbagliata.
Waldo, quindi, non solo fa qualcosa che Mr Magoo NON ha richiesto, ma fa qualcosa che farebbe arrabbiare molto Mr Magoo, che e' convinto di essere in un museo mentre e' nella gabbia dei leoni dello zoo. Cosi', Waldo e' in un qualche senso un protettore silenzioso, una specie di angelo che lavora gratis, fa un lavoro che non viene riconosciuto come tale, opera addirittura CONTRO le convinzioni di Mr Magoo. E spesso si becca pure degli insulti per questo.
Ora, che succede se, improvvisamente, il ruolo di Waldo scompare? Che succede se improvvisamente i Waldo non salvano piu' mr magoo?
Succede che il CEO prende le decisioni con la monetina, e ne azzecca solo il 50%. Di questo 50%, l'applicazione e' legata ai collaboratori di Mr Magoo, che non hanno alcun Waldo, e ne sbagliano a loro volta l'applicazione il 50% delle volte. E cosi' via. Col risultato che, essenzialmente, tutto va a ramengo. La sensazione e' che niente funzioni piu', che ci sia sempre qualcuno che commette un errore fatale, e che OGNI errore sia fatale.
Il segreto del successo di OGNI manager e' "Waldo". Waldo e' un individuo di buon senso e discreta esperienza sul campo che interviene in background, lavorando nell'ombra , facendo in modo che le decisioni di Mr Magoo-manager NON producano i disastri che sottendono. Se un manager ha abbastanza "Waldo" tra i sottoposti, e i suoi sottoposti hanno abbastanza "Waldo" a loro volta, l'azienda o il governo funzionano. Altrimenti, vanno a ramengo.
Quello che e' successo e', a mio avviso, che i Waldo per un qualche motivo non salvano piu' le chiappe a Mr Magoo.(1)
Dire come mai la cosa non stia succedendo e' difficile, ma possiamo cercare di capire perche' Waldo salvi Mr Magoo, e stabilire che almeno queste motivazioni si siano esaurite per qualche motivo.
La prima ragione per la quale Waldo salva Mr Magoo e' che si tratta di un suo familiare. Ovvero, entra in gioco un legame affettivo di qualche genere.
Da questo punto di vista, in effetti, le aziende sono molto cambiate. La frenesia del licenziamento in 30 minuti e del "niente e' personale" ha distrutto questo genere di rapporti, che prima erano rapporti di amicizia. Oggi le aziende sono molto asettiche, non solo il legame col dipendente e' molto labile rispetto ad un tempo, ma succede anche che "niente e' personale" , la logica "cool" di molte aziende multinazionali, impedisca di fatto vere amicizie, che sono sostituite dal semplice "networking".
Ora, se e' vero che un collaboratore-amico puo' farsi in quattro, di nascosto e senza che gli sia richiesto, per salvare il vostro culo , non potete aspettarvi che lo faccia un vostro contatto su Linkedin.
Waldo, quindi, non ha piu' ragioni personali per salvare Mr Magoo.
Un altro motivo per il quale si salva un familiare e' che , essenzialmente, la famiglia e' vista come gruppo di appartenenza, e il bene della famiglia e' visto come bene comune. Ma oggi il dislivello tra i redditi e i benefit di manager e dipendenti e' enorme, e come se non bastasse le aziende chiedono di continuo di poter licenziare il personale piu' facilmente, col risultato che non solo e' difficilissimo percepire il "bene comune" di un posto ove domani non lavorerai piu', ma e' difficile percepirlo come gruppo di appartenenza. Se Waldo ha accettato di lavorare in un posto ove puo' essere cacciato in 30 minuti, non lo ha fatto perche' ha eletto quel posto a gruppo di appartenenza, ma a dettaglio circostanziale. Casomai il manager lo licenzi in 30 minuti, Waldo e' attrezzato psicologicamente per tenere botta, cercare altro senza farne un dramma. Cosi', se un errore del manager -quello di licenziare Waldo, almeno dal punto di vista di Waldo- e' ridimensionato, lo sono tutti gli altri. Non ha senso lavorare nel sottosuolo per salvare il tuo manager, senza che ti sia richiesto, per di piu' rischiando di essere licenziato in 30 minuti se vieni scoperto, per salvare un posto ove ti si licenzia in 30 minuti.
Cosi', Waldo ha perso un altro motivo per cui salvare Mr Magoo dai suoi errori.
Un altro motivo per il quale Waldo salvava il capo dagli errori era , essenzialmente, che un tempo il management lavorava in squadre, che spesso crescevano di carriera tutte insieme. In Vaticano questa cosa e' chiamata "cordata", per rendere l'idea, ma il concetto era che se almeno l'azienda non e' piu' qualcosa che Waldo vuole salvare, almeno Waldo si identifica in un gruppo di persone che, dentro l'azienda, intende raggiungere degli obiettivi. Waldo ha ancora un bene comune, che e' il gruppo di cui fa parte e non l'azienda, ma almeno salva Mr Magoo per salvare il gruppo.
Oggi, tuttavia, le carriere sono parcellizzate e solo pochi manager hanno una "cordata" attorno a se'. Sono quelli che ancora "funzionano", perche' la cordata riesce a mantenere molti Waldo nei dintorni.
Tutti gli altri manager, essenzialmente, procedono per carriere individuali e non trascinano nessuno nella propria ascesa. Il risultato di questo, essenzialmente, e' che non hanno quasi mai un Waldo che lavori sottoterra per salvarli dai loro errori.
Nessun manager immagina quante volte un Waldo abbia salvato il suo culo dalle decisioni sbagliate che ha preso. Il manager moderno e' cosi' pieno di se' che non tollera l'idea di assomigliare a Mr Magoo, ragione per cui rifiuta anche solo di considerare l'idea che per sopravvivere deve dare ai suoi sottoposti l'opportunita' di salvargli il culo quando sbaglia: lui non sbaglia mai.
Cosi' oggi i Waldo se ne stanno fermi. Fanno il loro mestiere, e se il manager sbaglia lo fanno cadere. Anche nelle PMI, tranne che in pochi casi, ormai l'arroganza del padroncino e' tale che nessuno -o quasi- fa qualcosa per salvarlo dai suoi errori. In molti casi, al disastro seguono delle risatine di compiacimento "aha, il padreterno alla fine e' cascato!".
Senza i Waldo, nessuno di noi (me compreso) puo' sopravvivere. Nessuno e' infallibile, e ci sara' sempre quel sottoposto che dice "e' una cazzata, ma facciamola in modo un pochino diverso cosi' gli salviamo il culo". O meglio, non ci sara' sempre: c'era quando le cose andavano bene, e non c'e' piu' oggi.
Senza Waldo, Mr Magoo e' spacciato.
Oggi i manager pensano di essere colpiti dalla sfortuna. Ogni cosa che fanno necessita di infinite correzioni. Niente funziona come pensato. Ogni errore e' fatale o ha costi immensi. Il mondo e' improvvisamente aspro, e le loro preziose decisioni, che un tempo funzionavano sempre, oggi sembrano sempre sbagliate, o si arenano negli errori di qualcun altro. Delegare e' diventato impossibile, anche usando le celebri matrici "skill,will".
La pura e semplice verita' e' che Waldo non c'e' piu'.
E i Mr Magoo della finanza stanno iniziando a realizzare che cosa succede quando nessuno fa qualcosa per salvare il padreterno dalle sue conseguenze disastrose. Ma non illudetevi, perche' daranno la colpa a tutto, ma non ammetteranno MAI di aver perso qualcosa di cui avevano bisogno, se questa cosa e' una persona: si sono fatti da soli, loro.
Quindi non aspettatevi che le cose continuino a funzionare.Piano piano vedremo crollare lentamente tutto. Lo sciopero silenzioso dei Waldo rende impossibile a qualsiasi sistema complesso di funzionare correttamente.
Uriel
(1)Normalmente i Waldo tendono a ritenersi indispensabili all'azienda proprio perche' conoscono tutto questo lavorio sotterraneo, col quale salvano di continuo i loro managers. In passato dimenticavano di poter essere sostituiti da un altro Waldo, oggi pero' i Waldo sono cosi' rari che non funziona piu' nulla. Ciononostante, l'atteggiamento di "dopo di me il buio" del Waldo che lascia l'azienda e' malato quanto quello del manager che dice "io mi sono fatto da solo", sia chiaro.
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“Wrap up” degli interventi sul Sole 24 Ore sul tema università
Quarant’anni persi forse no, ma quarant’anni di ritardo sì. La percezione di essere in ritardo traspare con chiarezza dai numerosi interventi nel forum aperto dal Sole 24 sul tema dell’università.
Gli argomenti trattati nel forum sono stati tanti. Non voglio nemmeno tentare di riassumere il pensiero di altri. Aggiungerò solo qualche riflessione.
Il tema del “posto” - reclutamento e carriere e concorsi - è ovviamente tra quelli più discussi. Nei vari interventi si rafforza la consapevolezza che non è nei meccanismi concorsuali che sta la risposta alla esigenze di maggiore affidabilità del sistema di accesso all’università. L’etica viene spesso tirata in ballo, ma i richiami all’etica non evitano i comportamenti non-etici e nemmeno servono lacci e lacciuoli e norme progressivamente più soffocanti. Servono invece condizioni ambientali che rendano le cooptazioni sbagliate di qualche tribù universitaria (SSD) svantaggiose, controproducenti, dannose per il dipartimento o l’ateneo visti come insieme di singoli che, condividendo reputazione e risorse, vedono i propri interessi danneggiati da scelte mediocri o clientelari in settori anche lontani dal proprio. Una sorta di controllo sociale diffuso in cui la trasparenza è prerequisito.
Gli anticorpi più potenti sono tuttavia mobilità e “job market”. Non ci può essere mobilità senza mercato e non ci può essere mercato senza la possibilità di negoziare con chi assume non solo il salario ma anche e soprattutto le condizioni di lavoro (spazi, collaboratori, strumentazioni ecc.). Servono più ricercatori e più docenti, non c’è dubbio, ma cercare i migliori “sul mercato” nazionale e internazionale senza poter offrire condizioni attraenti e prospettive di crescita è uno sforzo vano.
Siamo comunque in controtendenza. Una maggiore capacità negoziale implica maggiore autonomia mentre l’autonomia universitaria è proprio quella che è stata riassorbita in questi anni anche a causa di molte cattive gestioni del passato. Giusto quindi, a mio avviso, provare a ragionare in termini di “autonomia modulata” sulla base della capacità dimostrata di usare bene le risorse ricevute dallo Stato. Su questa base si può chiedere allo Stato maggiore fiducia nell’università ma bisogna accettare di essere valutati.
E qui entra in gioco l’agenzia nazionale di valutazione, ANVUR, richiamata più volte, criticata, elogiata, vituperata. La valutazione è uno strumento indispensabile di governo delle risorse - tanto più se si vuole accrescere autonomia e capacità di attrazione degli atenei (virtuosi) - ma va combattuto l’ “accanimento parametrico” che iperburocratizza il lavoro docente, sfianca i più attivi, e offre ottimi argomenti ai detrattori della valutazione.
Né va trascurato il fatto che la valutazione indirizza le scelte dei ricercatori. L’adattamento al requisito ai fini della carriera, o dei finanziamenti, può portare a scelte puramente opportunistiche che uccidono creatività e innovazione. Per questo è giusto ragionare anche in termini di valutazione ex-post ma stando attenti alla retroazione che nel nostro paese ha sempre tempi lunghi. Già ora è troppa la distanza tra scelte di governo (penso a Ministri, ma anche a Rettori e Senati e CdA e Direttori di Dipartimento ecc.) e conseguenze di queste scelte. Chi sbaglia spesso non paga, argomento che ha fornito una motivazione oggettivamente forte alla riduzione progressiva degli spazi di autonomia dell’Università.
Altro macrotema è quello del precariato. Il concetto di precario è tutto nostrano e figlio della stessa sindrome del “posto” che affligge le carriere verticali dei docenti. Se si sta nello stesso laboratorio per anni e anni, radicandosi e mettendo su famiglia, con un contratto rinnovato periodicamente si diventa necessariamente “precari”. Se invece si usa il postdottorato per muoversi e fare esperienza ci si costruisce un CV e una propria personalità di ricercatore e studioso. Ma è un valore che può servire solo se c’è mercato del lavoro per la ricerca, appunto. La L240, introducendo i ricercatori a tempo determinato RTA (5 anni), RTB (3 anni) e le varie declinazioni ma senza meccanismi di incentivazione alla mobilità, ha de facto creato situazioni di “perpetua attesa” non di competizione positiva. Precari non si nasce, precari si diventa. C’è poi il dottorato di ricerca che da oltre trent’anni vive schizofrenico tra l’essere anticamera della carriera universitaria ed essere terzo livello di formazione. Le aspirazioni al “posto” sono naturali e non peculiari del sistema Italia, ma in nessun altro paese uno studente di PhD è considerato un “precario da sistemare” con rivendicazioni parasindacali che trovano sponda in organizzazioni e partiti. Dietro a questo c’è tanta ignoranza e un tantino di ipocrisia. D’altra parte non siamo forse il Paese in cui si diventa “dottori” con tre anni di università? Un po’ di confronto internazionale basterebbe, come dimostrano alcuni interventi nel forum, per capire perché al di là delle Alpi siamo “incomprensibili” e ben poco attraenti come luogo per venire a formarsi nella ricerca.
Servono nuove risorse certamente, e tante, ma serve anche nuova razionalità nell’uso di quelle che abbiamo: dal rinnovo prioritario delle strumentazioni didattiche (troppi studenti apprendono dal “guardare e non toccare” oppure usando strumenti “vintage”), all’economia di scopo per laboratori didattici condivisi tra scuole superiori e università coinvolgendo dottorandi e postdoc in attività tutoriale (una vera formazione al lavoro), fino all’offerta formativa complementare definita su base regionale (non tutte le università devono insegnare tutto) in modo da evitare lo spezzatino delle risorse e sgonfiare la pressione su alcune sedi. Giusto chiedere aumenti e scatti ma ancor più giusto è mettere i decisori davanti alla responsabilità del rilancio della formazione basata sulla ricerca perché all’università, a differenza degli altri livelli della scuola, si fa ricerca.
Incidentalmente, questo rilancio potrebbe anche richiedere che Università e ricerca e trasferimento tecnologico tornassero ad avere un Ministero ad hoc come interlocutore diretto.
Il forum lo ha dimostrato: le idee per portare l’università italiana fuori dalla “buca di potenziale” in cui si trova non mancano, né le energie. Ma si avvicinano le elezioni. Fatta salva qualche operazione clientelare o qualche promessa populista poco verrà fatto di concreto. Anche se possono far stare meglio la gente, creare posti di lavoro e risolvere tanti problemi di un mondo che cambia, lo studio e la ricerca non portano voti.
Sole 24 Ore del 29 Novembre 2017
Nel post che segue i link ai numerosi interventi che sono stati pubblicati tra luglio e ottobre sul Sole
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giudizi
i giudizi spesso feriscono le persone, i giudizi spesso distruggono persone, ragazzi, adolescenti, adulti, e non importa che età si abbia per affondare, perché tutti nella vita prima o poi affonderanno.
spesso vieni giudicato per come ti vesti, per come ti trucchi, per com è il tuo fisico, per come sei fatta in generale.
io spesso mi chiedo se la gente prima di aprire le loro bocche e far funzionare le corde vocali pensino un po' alle conseguenze, se pensano a come potrebbero ferire una determinata persona, a contro quale conseguenze dovresti lottare.
la gente giudica solo per l'aspetto esteriore che hai o per dicerie che si sentono in giro, manco vere per lo più, vieni giudicata senza sapere che magari non hai una vita perfetta, e che magari non stai già bene di tuo per problemi famigliari o problemi esterni, e tutti questi giudizi ti fanno stare ancora più male, questo puntare il dito di continuo fa male e ti distrugge. non è bello entrare a scuola e vedere la gente sparlare di te, criticarti per qualche errore commesso, per la tua sensibilità o per il tuo aspetto esteriore, anche se tutti sbagliano e tutti meritano altre occasioni per aggiustare le situazioni, e non riesci a reagire, abbassi la testa nel tentativo di non vederli e passare per l' indifferente, alzi il volume delle cuffiette per non sentire più nulla, per stare meglio, anche se la musica ti aiuta non lo fa del tutto, perché loro sono ancora lì, a fissarti e parlare e parlare di te, fanno battute e ridono, quando probabilmente anche loro non si sentiranno perfetti e anche loro si sentirebbero nello stesso modo nella tua situazione, si sentirebbero una vera merda, si sentirebbero soli a domandarsi perché nessuno li salva. la risposta è semplice, perché le persone non hanno le palle, e hanno paura che salvando qualcuno verranno giudicati anche loro. ma nessuno capisce che aiutando una persona la si può solo far stare bene, la si può far felice e magari potrà darvi emozioni che altre persone non vi hanno mai dato. io spesso mi chiedo perché gli esseri umani si devono distruggere a vicenda portando dolore nelle vite altrui, piuttosto di aiutare qualcuno in difficoltà.
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Sarebbe stato meglio se avesse messo su un porno anziché questa musica melensa da finto indie, avrebbe portato più colore, certamente più vita. Che poi a me i porno fanno anche schifo, ecco, l'ho detto, MI FANNO SCHIFOO!. Quindi è inutile se ad ogni post che pubblico mi iniziano a seguire tot blog a tema erotico, a tutti voi che li amministrate (a.Come siete messi. b.Sono sempre stata convinta, probabilmente erroneamente, dell'esistenza di un software che riesca ad aggiungere blog in automatico per il motivo a) sappiate che vi blocco.
Non ho voglia di alzarmi da questo divano scomodo. Aspetto con impazienza l'attimo in cui si riterrà finalmente lecito aprire il vino e intanto pregusto mentalmente la scagnarata che porrà fine alla serata. Perché di sicuro si finirà a litigare, conosco questa gente di merda e le loro convinzioni ancor più di merda. Maledetta apparenza sociale che mi obbliga ad essere partecipe a queste cene, maledetto ragazzo inesistente che non mi salva da queste situazioni.
Silvia mi ha appena chiesto a chi stia scrivendo, lei è una delle poche persone decenti all'interno della stanza. Anzi è una delle poche persone piacevoli, dal momento che è mia amica. A nessuno, le ho risposto, ma tanto non mi crederà. Sarebbe troppo brutto per lei dover credere che ad una delle sue amiche piace parlare da sola.
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-17 giugno 2013 ‘‘Ciao, sono Giulia. Non è importante sapere il mio cognome, la mia età o dove vivo, perché tanto non vorrei essere nessuna delle cose che in realtà sono. Non vorrei chiamarmi in quel modo, non vorrei avere quest’età e non vorrei vivere qui, perciò sono cose che non mi corrispondono. Sono chiusa ed aperta. Sono un’inguaribile romantica che odia l’amore. Sono solare ed allegra come una bella giornata e buia come la notte, la notte più scura. Sono felice e spensierata e depressa cronica. Sono indecisa, cocciuta, testarda e permalosa. Orgogliosa in certe situazioni, estroversa in altre. Affettuosa quanto basta, ma abbastanza bloccata nel dimostrare il bene che voglio alle persone. Sorridente e con le lacrime che mi rigano le guance. Amo fare foto, cantare, le felpe larghe, quelle che hanno le maniche talmente lunghe da ricoprire anche le mani, quelle che mi fanno sentire protetta. Amo i baci, amo gli abbracci, amo ridere fino ad arrivare alle lacrime, quando ti fa talmente male la pancia che credi di morire senza fiato da un momento all’altro, amo anche piangere, perché ogni tanto fa bene. Amo mangiare, anche se non dovrei. Amo dormire e svegliarmi tardi. Amo anche quando mi sveglio e scopro che è ancora presto e posso riposarmi ancora. Amo i miei amici, pochi ma buoni, no? Amo schioccarmi le dita, la schiena, il collo, amo il mio sport ed amavo ciò che facevo prima. Amo il mare, amo la montagna, amo leggere e sarebbe perfetto farlo davanti ad una tazza di tè ed un caminetto col fuoco che scoppietta, amo le case rustiche, amo i miei gatti, amo i gatti in generale, amo divertirmi, ma anche stare tranquilla. Amo gli animali, amo i bambini quando non urlano, amo i sorrisi ed amo aiutare chi se lo merita. Amo le lacrime di gioia, amo la musica, lei mi salva da tutto e tutti. Amo mio fratello, amo la mia famiglia e mi sento incredibilmente fortunata. Amo le Converse e gli anfibi. Amo le band, amo le voci dei miei cantanti preferiti. Odio svegliarmi presto, odio perdere la voce, odio stonare, odio le maglie strette, quelle che ti fanno soffocare. Odio stare in costume, odio gli ipocriti, odio la gente e se potessi ucciderei tutti. Odio i rumori assordanti, odio le discoteche e tutte le persone stupide che ci vanno per farsi fighe. Odio chi fuma, ma non per vizio, solo per farsi vedere, odio le nuove generazioni (non tutti), odio chi non ragiona, chi parla male alle spalle, chi fa di tutta l’erba un fascio. Odio chi offende, odio chi giudica senza sapere, odio chi ha una mentalità chiusa e ridotta, odio le persone strafottenti e maleducate. Odio stare in mezzo a troppe persone, odio chi mi fa sentire oppressa, odio chi mi parla con insistenza la mattina e chi urla eccessivamente. Non voglio avere bisogno di nessuno, per principio o per il mio orgoglio ostentato, quando invece sono la prima che grida per un aiuto, ma che non viene sentito, forse per menefreghismo o perché oggi le persone non sanno più ascoltare. Sentono, sentono e basta, senza prestare adeguata attenzione. Eccomi qua, piacere, Giulia, una controversia umana.” 720 caratteri ognuna di noi
-30 settembre 2017
‘‘Ciao, sono Brigitte. Non è importante sapere il mio cognome, o il mio primo nome che manco so se in realtà inizia per la J o la G, la mia età o dove vivo, perché tanto non vorrei essere nessuna delle cose che in realtà sono. Non vorrei chiamarmi col mio primo nome, non vorrei vivere qui e a dirla tutta non vorrei proprio vivere, perciò sono cose che non mi corrispondono. Posso essere chi desideri, sono brava ad adattarmi a seconda di chi ho davanti. Sono falsa e magnifica. Posso essere la tua ragazza nerd o anti nerd xhe ama la cultura commerciale, amante dell horror o dei classici, sapientona e sofisticata, sportiva e grezza, sciatta o curatissima nel look e in tutto, posso aver a che fare con gente di qualsiasi ordine e classe sociale, conosco ogni suo linguaggio e mi mimetizzo nell ambiente con estrema facilità.Sono una depressa cronica che porta allegria, fingo sempre di stare bene con chiunque, solo 3 persone mi conoscono per quella che sono in realtà e penso sia per loro che sono ancora qui. Amo disegnare, cantare, le felpe larghe, che hanno le maniche talmente lunghe da ricoprire anche le mani e mi fanno sentire protetta. Amo i dipinti, le bozze, ridere per davvero e non forzatamente, quando ti senti talmente bene con una persona e quella ti spara una battuta che è connessa con il tuo modo di vedere le cose, amo anche piangere, perché mi piace il mio stato attuale in cui mi trovo, penso che quando si è allegri si perdono di vista molte cose, quindi preferisco la solitudine la depressione il mio essere chi non sono e non fare quello che realmente voglio, la mia malinconia alle vostre feste e alle vostre uscite. Amo mangiare dormire e svegliarmi tardi amo anche quando mi sveglio e scopro che è ancora presto e posso riposarmi ancora. Amo le ragazze e i ragazzi, non vorrei ma mi piacciono entrambi e mi sento ingorda perché basta che sia un qualcosa di connesso a me e potrei fare l amore anche con gli oggetti se mi rivolgessero la parola. Amo schioccarmi le dita, il basket, il taekwondoo e la danza classica. Amo il mare, amo la pineta, amo scrivere leggere e sarebbe perfetto farlo davanti ad una tazza di caffè ed un plaid sul divano o su di un letto. amo le architetture complesse, amo i conigli e gli animali in generale tranne i gatti.Amo quando posso riflettere e me ne vado da qualche parte da sola proprio come ora che sono nella stazione di bellavista a scrivere a godermi il panorama e a osservare le persone. amo aiutare chi se lo merita la povera gente o chi sento che in un modo o nell altro potrei sfruttarlo in futuro per qualcos altro. Amo la musica di ogni genere. Amo mio fratello, mia sorella, la mia famiglia e mi sento incredibilmente fortunata. Amo le all star le new balance e gli anfibi. Amo le band, le voci dei miei cantanti preferiti, lo stile steampunk con le gas mask e i polpi. Odio svegliarmi presto, odio chi mi fissa, i giudizi sugli altri e sparlare, le maglie strette, quelle che ti fanno soffocare stare in costume, gli ipocriti, la famigli di mio padre, gli insegnanti che non sanno valutare, il sistema scolastico basato sulla memoria i voti che mettono ansia i chiusi di mente, quelli che hanno tutte certezze, mio padre, le persone a me nocive e se potessi li ucciderei tutti. Odio i rumori assordanti, le discoteche e tutte le persone stupide che ci vanno per farsi fighe. Odio i bambini piccoli che piangono, odio proprio i bambini e chi di mentalità ci è rimasto, spesso sono ragazzi, odio le nuove generazioni sballate cuozze e maleducate.Odio stare in mezzo a troppe persone e la mia vita oppressata. Odio non star vivendo come fanno tutti hli altri normali gli anni che ho perso e che ho davanti. odio essere chiamata ipocrita pazza e blasfema ed essere rinchiusa per problemi mentali che non ho in una qualsiasi clinica gestita male con persone che mi analizzano e riscontrano qualsiasi cosa che non va in me, odio essere anemica l insulina il serenase i miei quando non mi ascoltano e credono sempre agli altri per prima .Eccomi qua, piacere, Brigitte, un incurabile inetta
720 caratteri ognuna di noi, un po di noi.
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Urgente! Preghiamo per le altre nazioni, Stati Uniti, Siria e per il mondo intero
Cari amici abbiamo ricevuto un invito per partecipare ad una iniziativa di alcuni gruppi Gesù all'umanità di diverse lingue, e noi abbiamo aderito volentieri. - Ci hanno invitato a pregare tutti i giorni fino al 8 novembre (giorno delle elezioni) la crociata 85, per gli Stati Uniti. Crociata di Preghiera (85) per salvare gli Stati Uniti d’America dalle mani del seduttore. Oh caro Gesù, ricopri la nostra nazione con la Tua protezione più preziosa.Perdona i nostri peccati contro i Comandamenti di Dio.Aiuta il popolo Americano a ritornare a Dio.Apri le loro menti alla Vera Via del Signore.Sciogli i loro cuori induriti affinché afferrino la Tua Mano di Misericordia.Aiuta questa nazione a resistere alle bestemmie che potranno essere imposte per obbligarci a negare la Tua Presenza.Noi ti supplichiamo, Gesù, di salvarci, di proteggerci da ogni male e di stringere il nostro popolo nel Tuo Sacro Cuore.Amen.
- Ricordiamo di pregare anche per la pace, la situazioni in Siria e in molti paesi del medio Oriente è drammatica.
Crociata di preghiera (164) Preghiera della Pace per le Nazioni
La Madre della Salvezza: "Vi chiedo di recitare tutti i giorni, questa Crociata di Preghiera, la “Preghiera della Pace”, per le vostre nazioni. (MDM 24 agosto 2014)
Oh Gesù portami la pace. Porta la pace alla mia nazione e a tutti quei paesi lacerati a causa della guerra e della divisione. Cospargi con i semi della pace quei cuori induriti, che causano sofferenza agli altri in nome della giustizia. Dona a tutti i figli di Dio la Grazia di ricevere la Tua Pace, affinché l'amore e l'armonia possano prosperare, l'amore per Dio possa trionfare sul male e le anime possano essere salvate dalla contaminazione delle falsità, dalla crudeltà e dalle ambizioni malvagie. Lascia che la pace regni su tutti coloro che dedicano la loro vita alla Verità della Tua Santa Parola e su coloro che non Ti conoscono affatto. Amen.
- Ci hanno fatto sapere che in Venezuela la gente soffre terribilmente per privazioni di beni di prima necessità .
Crociata di Preghiera (87) proteggi la nostra nazione dal MaleO Padre, in nome del Tuo Figlio salvaci dal comunismo.Salvaci dalla dittatura.Proteggi la nostra nazione contro il paganesimo.Salva i nostri figli dai pericoli.Aiutaci a vedere la Luce di Dio.Apri i nostri cuori agli insegnamenti di Tuo Figlio.Aiuta tutte le Chiese a rimanere fedele alla Parola di Dio.Ti prego di mantenere i nostri popoli al sicuro dalle persecuzioni.Carissimo Signore, poni su di noi uno sguardo di misericordia, non importa il modo in cui ti offendiamo.Gesù, Figlio dell’Uomo, coprici con il Tuo prezioso sangue.Salvaci dalle insidie del maligno.Ti supplichiamo, Mio Dio, di intervenire e fermare il male dall’inghiottire il mondo in questo momento.Amen.
- Inoltre ci chiedono preghiere dalle Filippine perché sta arrivando un tifone.
Crociata di preghiera (83) per l’attenuazione dei castighi.O caro Padre, Dio l’Altissimo, noi Tuoi poveri figli, ci prostriamo davanti al Tuo Glorioso Trono del Cielo.Ti supplichiamo di liberare il mondo dal male.Imploriamo la Tua Misericordia per le anime di coloro che provocano terribili sofferenze ai Tuoi figli sulla terra.Ti preghiamo di perdonarli.Ti preghiamo di sconfiggere l’Anticristo, non appena egli si farà conoscere.Ti chiediamo, caro Signore, di attenuare la Tua Mano del castigo.Ti supplichiamo piuttosto di accogliere le nostre preghiere e le nostre sofferenze per alleviare il dolore dei Tuoi figli in questo momento.Noi confidiamo in Te.Noi Ti onoriamo.Ti ringraziamo per il grande sacrificio che hai fatto quando hai inviato il Tuo unico Figlio, Gesù Cristo, per salvarci dal peccato.Noi accogliamo Tuo Figlio, ancora una volta, come Salvatore dell’umanità.Ti preghiamo di proteggerci. Proteggici dal male. Aiuta le nostre famiglie. Abbi pietà di noi.Amen.
- E non dimentichiamo la nostra carissima Italia:
Crociata di preghiera (113) Per sconfiggere il male nella nostra terraO Madre della Salvezza, vieni in mezzo a noi e copri la nostra terra con la Tua protezione.Schiaccia la testa alla bestia ed elimina la sua influenza malvagia in mezzo a noi.Aiutaci, tuoi poveri figli perduti, ad alzarsi e dire la verità, quando siamo circondati dalle menzogne.Ti prego, o Madre di Dio, di proteggere la nostra terra e di mantenerci forti, così da poter rimanere fedeli a Tuo Figlio, nel nostro tempo di persecuzione.Amen
Ricordiamo che il Santo Rosario è la preghiera più potente, e che ottobre è il mese dedicato al Rosario, qua
- Santo Rosario continuo, di 24 ore, il 27 Novembre, Festa della Medaglia Miracolosa, iscriviti!!!, qua
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Ikea è sempre una buona idea? Quando ti ritrovi tra le quattro mura della tua camera da fuori sede e il suo "vissuto" tetto a mansarda con travi di legno al quanto provate, l'unica cosa da fare in un sabato parmense piovoso è rifugiarsi nel mondo Ikea. E quale miglior occasione per comprarsi un nuovo copriletto? Il mio rapporto con Ikea è un cameo di amore/odio. Un rapporto più che altro fatto di status: il primo appena entro e salgo le grandi scale che dividono il grande show-room al mondo dei bimbi (pseudo asilo dove lasciare la propria prole per non rischiare di perderla tra una batteria di pentole e il reparto sofa') con un sentimento di distacco (della serie "perché diavolo mi trovo qui"), poi inizia la carrellata di allestimenti : living, cucina e via di seguito. Finché non sono entrata all'interno del magazzino oggetti continuo a sentirmi stranita, sarà perché nel percorso precedente sono stata intrappolata dal tornado della signora 50 enne che ha appena aperto una discussione pseudo importante sulla differenza della spatolina per dolci in silicone o in plastica rigida. A sinistra ti ritrovi candelabro della coppietta in cui lei fantastica sul tipo di legno per il piano lavoro che vorrebbe nella sua futura e fantastica cucina e l'espressione di lui che spererebbe di trovare anche una sola tavola in legno per colpire il cranio di lei e farla smettere di blaterare. Raggiungo il massimo del degrado quando trovo il tris di coppe : la coppia in fase di ricostruzione casa e lei/lui professionista che si sente male al sol nominare " cassettiera Hemness" per la camera padronale. Lo status confusionale non è solo il frutto delle mille situazioni Ikea, ma anche dalla sorpresa dei sempre nuovi e freschi allestimenti. Sembrera' strano, ma seguire il mio percorso di studi, non significa avere un atteggiamento snob e sdoganare un' azienda dalla qualità più cheap solo perché i suoi prodotti non derivino dalla firma di un grande designer o archistar. A me Ikea piace, mi piacciono le sue soluzioni, mi piace il suo design semplice ma sempre fresco e i suoi assemblamenti che ti fanno sognare casa (quindi alla fine la ragazza sognatrice di prima non aveva del tutto torto). Se poi si prosegue fino al reparto magazzino e accessori : li' perdo la testa. Mi ritrovo al punto di considerare tutto quello che trovo di fronte come "strettamente necessario", poi ritorno in me pensando che io non ho 1) soldi 2) casa 3) soldi 4) casa .. e poi c'è il punto ristoro- caffe' . E qui sta l'intelligenza degli svedesi, loro non ti permettono solo di sognare in grande e realizzare i tuoi "sogni", ma a metà del percorso ti offrono anche caffe', dolci da pasticceria, gelato al prezzo modico di ZEROSETTANTACENTESIMI e il reparto delle "polpettone" che io sono solita chiamare "la strada dei coraggiosi". Siamo sinceri, Ikea è perfetta per chi vuol pensare casa con poco e con uno stile aggiornato, ma la cucina, quella no, quella sembra essersi fermata ai tempi dei Vichinghi (che non erano svedesi lo sappiamo). Non ho mai capito cosa ci fosse dentro quelle palline che definiscono "polpette", non ho mai capito perché la gente si ferma a mangiarle quando può gustare un semplice piatto di pasta (che viene preparato dal dipendente italiano). Tralasciando la questione carne nordica passiamo al caffè che, invece, è davvero buono.. o per lo meno quello preso ieri pomeriggio era davvero gustoso. Per l'appunto era un cappuccino che poi è svampato in un lungo caffè latte. Non considerando il panorama davanti al quale sorseggiavo la bevanda (l'autostrada A1 Milano Bologna non è proprio uno dei posti migliori), ho trovato quanto fosse confortevole la zona in cui mi trovavo. "Loro" pensano a tutto. Arredano la tua casa, il bagno e anche la zona ristoro con classe e carattere Ikea, poco ci manca che prima di uscire non ti offrano anche le nuove fodere per l'automobile. Il post caffè ti porta con un sentimento più positivista al reparto magazzino. Una persona normale si perderebbe e finirebbe stesa in un tappeto dal mal di testa provocato dai mille oggetti esposti, cosa che guarda caso non succede a me. Tazze rosa antico, azzurro pastello, piatti color mattone, lampade in ottone e poi le candele. Oddio le candele! Io che non ne userei neanche una. Li, non so se sia per la disposizione, non so se emanino una droga "cambia idea compra le candele" o altro, io le prendo e poi le lascio nel primo posto utile prima della cassa quando la magia finisce e mi rendo conto che non mi servono proprio a nulla, se non per accendere un cero come "salva esame". Ieri con in mano le candele, i colori Pantoni ( si ora vendono anche quelli mannaggiaa) e la matita classica in legno (che magari torna utile per l'università) mi fermo e concludo le mie "compere" con l'acquisto del tanto desiderato piumone letto da 24,99 😍. In tessuto e reversibile è la soluzione che cercavo per la mia nuova stanza. A righe bianche con base nera o l'opposto si accosta perfettamente a qualsiasi altro accessorio: cuscini con fantasia in Monocrome, con colori forti o piccoli plaid. Insomma a me fa impazzire -no dai non esageriamo, è carino e finisce li'- mi piace e sul letto sta pure bene! La giornata in compagnia di Ikea mi ha fatto sentire meno "sola", più coccolata, perché anche se avessi comprato quella ca** di candela sarei uscita con un certo grado di soddisfazione. Insomma Ikea sarà anche l'incubo dei mariti, la giornata domenicale delle coppie in cerca di un luogo riparato per condividere amore e futuro, la location da grandi convention sulle palette da dolci per la signora 50 enne, ma è comunque un luogo piacevole e ieri con Ikea ho passato una giornata diversa, ma carina. E adesso Che mi trovo coccolata tra le sue federe e lenzuola vi mando la buona notte. 💤
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